Poi, ho notato che era un messaggio vecchio, dell'anno scorso.
Se non fossi stata a casa in malattia, questa settimana, se in ufficio non avessero spostato tutta la posta in arrivo sul mio pc, per evitare il blocco di outlook e se non mi fossi collegata per dare un'occhiata, probabilmente non avrei mai riletto questa poesia:
Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripedendo ogni giorno gli stessi percorsi,
... chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Lentamente muore
chi fa della televisione il suo guru.
Lentamente muore chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in sé stesso.
Lentamente muore
chi distrugge l'amore proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Martha Medeiros